Caro OneAnder,
nell’ultimo articolo abbiamo visto insieme cosa sono i bias cognitivi, perché vi siamo immersi e soprattutto come questi impattino nel nostro decision-making quotidiano. Se te lo sei perso, non ti preoccupare: lo puoi recuperare qua.
Come promesso, oggi ti spiegherò altri bias in modo tale che tu possa sempre fare un piccolo check mentale ogni qualvolta tu prendi una decisione per capire se quello che stai per fare dipende veramente dalla tua libera volontà.
Sei pronto? Partiamo!
Hai mai sentito parlare del bandwagon bias? Forse non proprio sotto questo nome, ma se ti parlassi del carro della banda musicale, forse ti viene in mente qualcosa di più familiare, vero?
Tieni presente questo.
Volenti o nolenti, tutti noi abbiamo una componente di “pecora del gregge” al nostro interno e il bandwagon bias è proprio la nostra tendenza a sviluppare una credenza, una convinzione, un’opinione… in base al numero di persone che sostengono quello stesso concetto.
Tutti ne dicono bene? Deve essere buono!
Ti ricordi l’esempio dell’altra volta, delle recensioni su Amazon? In quel caso ne stavamo parlando del bias di conferma, nel senso che tu cercavi recensioni che confermassero una decisione che avevi già preso, giusto?
Ecco, qui invece si parte da una situazione neutra e tu devi prendere una decisione. Sceglierai il prodotto con migliaia di recensioni positive, o uno identico con 156 feedback?
La risposta la conosci già.
Ma puoi dire con certezza che effettivamente il primo prodotto sia migliore? Magari è semplicemente pubblicizzato meglio oppure il produttore incentiva le recensioni con sconti etc.
Tutto legittimo, sia chiaro, ma ancora non sappiamo se il suo prodotto sia effettivamente migliore del secondo.
Ecco, stai decidendo in base al bandwagon bias.
Non è necessariamente una cosa negativa, anzi fa parte del gioco, ma pensa se invece di un paio di calzini su Amazon tu stia decidendo chi votare.
Tuo zio, tuo cugino e cinque dei tuoi amici della compagnia votano Gino. Ecco, sappi che inconsciamente Gino partirà in pole position nelle tue preferenze elettorali.
Capisci quanto sia importante questo bias a livello macroscopico?
Occhio quindi anche di fronte a numeri incoraggianti, non smettere mai di farti domande e considerare le alternative.
Adesso te ne racconto un altro che – se ci pensi – sicuramente ti suonerà come molto familiare, soprattutto quando stai acquistando qualcosa (hai fatto caso che moltissimi bias vengono utilizzati proprio nel marketing?).
Ti parlo del cosiddetto “anchoring bias”, più comunemente detta “teoria dell’ancoraggio”.
Si basa su questo concetto: spesso facciamo riferimento alle prime informazioni che riceviamo.
Questo probabilmente è banale e lo sai già da solo ed è il motivo per cui cerchi sempre di fare – appunto – un’ottima prima impressione durante le occasioni importanti.
L’anchoring bias è qualcosa che va oltre.
Immagina che ti venga proposto un bene o un servizio ad un determinato prezzo. La successiva trattativa che si svolgerà, molto probabilmente verterà attorno a quella cifra, perché ormai siamo “ancorati” a quella.
Anche questo è un bias importante da conoscere nel marketing e nel settore delle trattative commerciali per cercare di far volgere la situazione negoziale al meglio.
Posso chiederti ancora qualche secondo di attenzione?
Ti voglio raccontare qualcosa che, se ci pensi, hai visto negli altri o addirittura riconosci in te stesso.
Attento che quello che ti sto per dire in qualche modo è veramente determinante rispetto alle nostre vite.
Ti voglio spiegare l’omissis bias altrimenti noto come “bias dell’inazione”.
Tendiamo, in caso di scelta fra fare qualcosa e non farla… a scegliere la seconda strada.
Ebbene sì, non sei tu ad essere pigro ma… sei stato programmato per essere così.
In realtà lo siamo tutti, e il motivo è semplice: per questioni evoluzionistiche (stai notando che spesso torniamo sempre lì?) il nostro DNA è programmato per farci compiere le azioni che richiedano meno sforzo o, in caso di scelta fra fare qualcosa e non farla, semplicemente non farla.
Torniamo al cavernicolo del blog post precedente.
Ce lo vedi impegnato in operazioni complesse mentre smarca una ad una le varie task della sua checklist? Esatto, no.
E lo sai perché non ce lo vedi? Semplicemente perché non lo faceva.
Per questioni di sopravvivenza nel quotidiano, noi essere umani dovevamo usare la più piccola risorsa di energia mentale o fisica giusto per quanto necessario a vivere un altro giorno, dati tutti i pericoli e le insidie dell’ambiente circostante.
Non ti chiedi perché hanno inventato la modalità “risparmio energetico” nei computer? Semplice, per allungar loro la vita.
E’ esattamente la stessa cosa per noi: non fare significa anche non rischiare.
Comodo no?
Beh, diciamo che se questo ci ha consentito di sopravvivere come specie e attraversare fasi difficilissime dell’evoluzione, ad oggi un mindset del genere non serve più e viceversa ti porterà a perdere occasioni importantissime, a non essere produttivo e in generale a lasciarsi vivere dalla vita piuttosto che a esserne il protagonista.
Come superare l’omissis bias?
Hai già cominciato, essendone consapevole.
Un altro semplice potente trucco sta nello scoprire le enormi potenzialità delle piccole azioni.
Se sei preda dell’inazione, non pensare di uscirne scrivendo la Divina Commedia o risolvendo la sequenza di Fibonacci… fai piccole azioni che richiedono poco sforzo e poco tempo per essere terminate. Vedrai che il benessere (e relative sostanze chimiche a livello neurologico) che proverai ti saranno di grande stimolo per continuare a fare altre piccole azioni, poi azioni medie, poi azioni enormi e … da lì il mondo è tuo
Anche per questo articolo, penso di averti raccontato un sacco di cose e forse adesso è tempo di prendersi qualche minuto per lasciar sedimentare tutto quanto appena imparato.
Ti ringrazio di essere stato con me e ci vediamo per la terza e ultima parte della trattazione dei bias cognitivi.
Un abbraccio,
Lisa Donatini
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