Il prezzo da pagare

Il prezzo da pagare

Un giorno stavo facendo con un amico uno di quei mega discorsi sul senso della vita quando, a un certo punto uscì fuori una frase che racchiude tutto quello che riguarda la direzione della nostra vita e che mi è rimasta impressa talmente tanto da diventare un mantra:

“Scelte facili, vita difficile. Scelte difficili, vita facile”

Ripensando a quei momenti e alle situazioni che attraversano le persone, consapevolmente o meno, mi sono passati davanti tanti esempi di come si può costruire o distruggere un sogno, una vita, una carriera per avere preso determinate decisioni.

In qualche momento del nostro percorso c’è sempre un prezzo da pagare. A chi e quanto dipende da noi.

C’è chi ha una villa in campagna e una piscina in cui mettere i sorrisi dei propri figli e poi
C’è chi esce di casa la mattina che i figli dormono ancora.

C’è chi stona davanti a una donna per troppo amore e chi si diverte a sfogliarne i sentimenti come margherite da buttare.

C’è chi ancora cuoce a fuoco lento una vendetta e chi si prodiga a freddare animi e parole.

C’è chi sta sul divano tutto il giorno e chi il divano lo sposta di peso con sopra lui, il cane, la suocera e tutto il frigorifero.

Chi ha la pazienza di un giaguaro e chi schizza per aria per il sospiro di un neonato.

Insomma, amici miei, può succedere davvero di tutto nella vita perché noi esseri umani siamo uno spigoloso florilegio di possibilità di essere umani.

Siamo gente strana, gente che ha bisogno di un gol per sentirsi viva, che ha bisogno di patire il sole a mezzogiorno per apprezzare il fresco dell’ombra in giardino.

Siamo gente che ama e odia, crea e uccide, spera e si dispera, risolve o si lamenta e comunque, alla fine, che tu lo voglia o meno, siamo tutti un immenso e geniale fluttuare di cellule ed energia, un insieme di pensieri e di reazioni guidate dagli stati d’animo.

Siamo gente che in un modo o nell’altro, vuole la cima seppure la cima è sempre un po’ più in su e di questi tempi, se ti fermi, il sole ti brucia addosso ancora di più.

Ecco perché fermarsi è deleterio, ecco perché nel movimento c’è la vita.

Anche solo pensando ci possiamo muovere, passando dal pianto al sorriso, dalla disperazione alla fiducia.

Magari il viaggio sarà tortuoso, in altri casi splendido e diretto ma sarà un viaggio e questo stesso è una fortuna perché potrai vedere, toccare, annusare, ascoltare le meraviglie del mondo.

Non tutti hanno la fortuna di poterlo fare e se siamo tra questi ammettiamolo, siamo dei privilegiati.

Non c’è bisogno di essere atleti olimpionici per capire che muoversi, allenarsi e fare sport in genere, è un volano anche per lo sviluppo mentale.

Sviluppo che può passare da scelte dolorose o difficili e che comunque presenteranno un giorno un prezzo da pagare, proprio come quella di babbo Gianni di separarsi dall’omonimo amico nella conduzione della carriera della figlia Larissa.

Chissà se mamma Fiona avrà avuto un ruolo in tutto questo, chissà qual è la ragione vera di questo divorzio. Apparentemente sorprende per come e quando è arrivata, alla vigilia dei giochi di Tokyo, ma possiamo concentrarci su quello che potrà essere invece lo scenario di qui a poco.

Quello che penso tutti desiderano è che la piccola Larissa a breve non sia più ricordata per i biscotti e lo yogurt dello spot ma per le medaglie e i record da portare all’Italia.

E qui in tanti si dimenticano che dietro i risultati ci sono le scelte, le decisioni, i sacrifici… i prezzi da pagare.

Quelli che vorrei tanto non fossero moltiplicati dalle aliquote della gelosia o dell’invidia personale, dell’arrivismo e dell’opportunismo.

I veri sacrifici che un atleta ama davvero fare sono racchiusi nel significato stesso della parola:

Sacrificio = Fare il Sacro!

Questo è quello che accompagna i campioni: sapere che “stanno facendo il sacro” per diventare dei simboli e dei modelli per le persone che non hanno le loro possibilità e penso proprio che possa essere questo il filo conduttore delle scelte di questa giovane predestinata nel DNA a un futuro stellare, senza che il percorso sia condizionato troppo dalle scelte di altri.

Anche se in ogni caso ci sarà un prezzo da pagare, ho la sensazione che lei sappia benissimo che quello lo pagherà sempre e solo lei e che quindi è meglio se è lei a decidere cosa acquistare.

In bocca al lupo piccola lupetta, salta a lungo sulle decisioni e fai della tua vita una gioia.

Luca Paoli

Il guerriero amico

Il guerriero amico

Arriva il bel tempo, la primavera e poi l’estate e si possono fare tantissime cose splendide, specialmente adesso che il colore delle nostre zone tende al bianco
Per me è soprattutto il momento in cui posso godermi al massimo il mio giardino.
Mi piace coccolarmi nel verde, tra i cipressi, la magnolia, il fico e i cedri del libano.
Tra i profumi del gelsomino e i colori delle begonie, delle surfine e delle ultime stoiche pansè.

 

 

La mattina presto faccio gli esercizi e la sera tardi quando torno mi guardo il sole che scende.
A volte mi concedo un po’ di più e il caldo arriva tosto ma penso che sono sempre un privilegiato e torno immediatamente ad amare questo clima, specialmente quando mi rendo conto che il tempo è dalla mia parte.

 

 

O almeno, lo è da quando ho capito alcune cose fondamentali su come funzionano le menti.
Come ad esempio il fare fluire, permettere alle cose, ai profumi, ai pensieri, ai ricordi, alle sorprese, alle immagini o al caso, di investirti.
In modo gentile, educato, assaporando quello che di bello ti dà la vita.
Come stavolta mentre cercavo un’ispirazione per scrivere il mio piccolo contributo settimanale alla crescita personale.
Stavolta, a proposito del lasciar fluire, tutto è cominciato con un cruciverba.

 

 

27 verticale (il 27, numero potente assoluto: la trinità al cubo!!!), 5 lettere: “J. Cook amava chiamarle isole degli amici”.
Sono fortunato, ho pensato, ed è stato semplice dare la risposta esatta perché ne parlavo con un amico rugbista proprio pochi giorni fa, di quanto siano forti in questo sport gli abitanti di Tonga.
Sì, perché proprio di questi omoni polinesiani parlava il grande esploratore, e cartografo, James Cook definendoli “persone di grande statura, in genere dotati di immensa forza e ampi sorrisi”.

 

 

Ecco che nella mia mente si propone un’immagine dove la forza non necessariamente serve per aggredire, combattere o distruggere.
L’omone non è un guerriero del quale avere timore ma un amico dal quale ricevere protezione.
Non so perché ma al termine “guerriero” in passato associavo l’immagine iconica della persona violenta che combatte, uccide e conquista territori e persone senza interrogarsi sul motivo e solo per il piacere di farlo.
Solo da qualche anno, dopo aver visto un sacco di film, letto libri e ascoltando riflessioni evolute in molti corsi ai quali ho partecipato, ho iniziato a modificare la mia convinzione.

 

 

In pratica nella mia mente si è sfocata via via l’immagine del guerriero violento con spada e armatura ed è subentrata, lieve, quella attuale del guerriero positivo, portatore di pace e protezione.

 

 

Perché si può essere guerrieri positivi lottando per una causa nella quale si crede fortemente, facendo sacrifici importanti per quell’obbiettivo.
Non fermandosi di fronte alla difficoltà e facendo in modo che la paura sia un alleato e non un ostacolo.
Perché chi ha dentro di sé quest’anima guerriera ha ben chiaro che il futuro non è garantito, ma va conquistato.
L’ armatura non si vede ma c’è ancora e forse è ancora più robusta di prima.
Una immaginaria maglia d’acciaio intrecciata di orgoglio, amor proprio, convinzioni potenzianti e sicurezza dei propri ideali.
Quando incontri una persona così te ne accorgi subito dallo sguardo, dalla sua postura, dal suo ritmo e dal suo sorriso.
Te ne accorgi da come affronta le situazioni.

 

 

Ho notato come molte persone tendano a guardare chi ottiene fama e successo e lo idealizzano.
Pensano che quella persona abbia addirittura dei poteri particolari, capacità e risorse di cui solo pochi sono stati dotati. Proprio come i guerrieri della nostra immaginazione, le fate turchine o i Super Eroi in costume.
Ma non è così: queste persone, questi guerrieri, tutti coloro che ci proteggono e ci illuminano sono esattamente come noi, né più né meno.
Magari giocano a rugby in modo divino, scrivono frasi che restano per sempre, ti abbracciano e sorridono come mai nessuno prima ma sono persone, proprio come te.
Sono l’atteggiamento mentale, le competenze acquisite e le azioni messe in gioco a fare in modo che ottengano il successo dove altri falliscono.
Sono guerrieri positivi perché riescono a usare il proprio potere personale, quello che è alla portata di qualsiasi individuo.
E quello che ogni mental coach che si rispetti deve fare è proprio questo: portare alla luce, estrarre il potere unico che è dentro ognuno dei nostri coachee.

 

 

È bello e potente pensare di avere un guerriero amico dentro di te, che con un grande sorriso ti accoglie come fecero gli abitanti di Tonga con James Cook: “persone di grande statura, dotati di immensa forza e ampi sorrisi”.

Sarà come dare un volto alla tua forza interiore, quel volto che ti proteggerà dalle sconfitte e dalle intemperie

Luca Paoli 

 

Riprogrammare mentalmente le esperienze vissute

Riprogrammare mentalmente le esperienze vissute

Quasi 2000 metri sul livello del mare, un bello stare, un belvedere. Silenzio e meditazione e tanto altro perché in queste vallate, in questi pendii, spesso nascosti dalle nebbie, in un paesaggio irreale, si narra che si nasconda il Signore della Terra, padrone delle nuvole e della pioggia. E’ qui che vivono gli ultimi discendenti delle potenti dinastie Maya. Qui non solo i funghi dilatano lo spirito ma anche il tabacco verde o l’acquavite di agave. Le strade si inerpicano e vicino a Chiapa de Orzo ecco il Canyon del Sumidero, chilometri di acque verdi e azzurre contenute in pareti altissime di roccia che le vertigini ancora mi vengono.

Continuiamo sempre verso l’alto dove ci sono i villaggi indigeni del Chiapas e ogni volta che scendiamo dal nostro mezzo troviamo il sorriso dei puffetti locali con i loro “dopo de la chiesa, dopo de la chiesa” a implorare un attimo per un dono qualsiasi. chewing gum, matite o anche solo acqua fresca. Era l’agosto del ‘96 quindi sono passati ormai ben 25 anni da quella esperienza in terra messicana. Era il tour che andava a sancire di fatto con la società la mia autonomia, ero finalmente sposato, avevo una bella moglie, giovane, stavo facendo il mio viaggio di nozze, avevo un buon lavoro, passioni e amici in quantità e stavo per fare il salto di qualità. Avrebbe dovuto essere l’inizio glorioso di una relazione unica che invece nel tempo si è trasformata in una logorante e patetica guerra di potere. Se penso che quello è stato l’inizio della fine potrei associare dolore e sofferenza a quei ricordi. Eppure di quei momenti oggi ho invece un ricordo indelebile e bellissimo. Ogni volta che torno con la mente al Chiapas, San Cristobal de Las Casas, Mérida, Palenque… sul viso mi compare sempre un gran sorriso. Ma non è stato sempre così. Per tanto tempo ho dato potere nella mia vita al fallimento del mio matrimonio. Tutte le battaglie quasi quotidiane, i silenzi, gli sguardi in cagnesco, la distanza, la solitudine. I dissapori seguivano ogni scelta, ogni decisione. Il sapore acre della sconfitta si è fatto sempre più forte finché finalmente ho avuto il coraggio di dire basta e ricominciare di nuovo. Per tutto questo tempo ho permesso al mio fallimento di offuscare quanto di bello avessi saputo creare anche in quel periodo. Dopo anni adesso finalmente ho scoperto come isolare la bellezza dei ricordi e questo grazie alla capacità di riprogrammare mentalmente le esperienze vissute.

Nel mio piccolo sto facendo lo stesso con le tante persone che seguo, nei percorsi di coaching individuale o nei corsi di formazione dell’Academy e mi piacerebbe dirtelo ogni giorno: sai com’è possibile riuscire a cambiare il corso della vita? Sai cos’è che funziona davvero? La sincerità emozionale, dirsi la verità sul serio. Il lavoro di un coach è importante ma è necessario che sia TU a volerlo, a chiederlo a te stesso. La risposta farà la differenza e ti darà una marcia in più per cominciare ogni giornata. Quello che ho fatto è stato prendere atto della realtà, smettere di piangermi addosso per delle scelte sbagliate o odiare le persone che mi facevano soffrire. Smettere di dirmi che tutto sommato poteva succedere di peggio o che “…chissà, prima o poi, speriamo che…” No, se non vuoi non succede. Quando vuoi realmente una cosa solo allora succede. Questo è ciò a cui mi riferisco e che a me sta molto a cuore: fare i conti con la realtà! Nulla è più importante della comprensione del suo funzionamento. Capire qual è il punto da cui partire per studiare una strategia diversa per ottenere un finale della storia diverso è fantastico e fondamentale. La vita è un viaggio, tortuoso o lineare ma sempre un viaggio E la strada è quella che decidi tu, superando ostacoli, scalando montagne e aggirando canyon. Salendo viuzze ripide, navigando in oceani di bellezza e divertimento, bevendo cocktail di armonia, delusione, conditi da brividi d’amore. In ogni caso è proprio come se ogni volta si dovessero superare dei livelli. Anzi hai mai pensato alla tua vita come a un videogame con tanto di nuovo enigma di livello da risolvere? Ognuno di questi livelli ti permetterà di accumulare nuova esperienza, la stessa che ti porterai dietro fino alla fine della partita. Risolvendo rompicapi e collezionando esperienza potrai migliorare costantemente i tuoi processi decisionali, per raggiungere i livelli successivi mentre la posta in gioco si farà sempre più alta.

Nel viaggio ti assaliranno mille emozioni. Alcune potranno aiutarti, altre ti danneggeranno. Riuscire a conciliare logica ed emozioni per orientare l’azione ti permetterà di prendere decisioni migliori. Imparare ad accettare come funziona la realtà, visualizzare e sviluppare il tuo percorso è un’esperienza entusiasmante. E’ vero, può anche metterti nella condizione di fallire ma questo è un bene. Riuscire a fallire è sempre un successo perché quando te ne accorgi e lo ammetti, in realtà significa che hai appena superato un livello.

Entra nel circolo di feedback dell’apprendimento, metti in prospettiva il dolore e in leva la felicità solo così apprezzerai il piacere di crescere! E adesso sei pronto per un nuovo viaggio? Dall’altra parte del lago, proprio di fronte a due vulcani inattivi, parte un lungo sentiero all’imboccatura di un piccolo fiordo. Il freddo è pungente e le mie labbra sono ormai spaccate, le mani sono gelide e faticano a stringere il bastone e la fune che ci lega, ogni passo, lento, sento un dolore lancinante alla schiena ma sorrido … è un’altra storia

È la mia vita

E’ la tua vita

E’ la vita.

Luca Paoli

La gestione del successo

La gestione del successo

Mi capita spesso di scrivere articoli densi di tecnica e approfondimenti specifici sulle paure e sul cambiamento, oggi, inevece, voglio andare su un altro versante.

Quello della messa in pratica delle strategie fornendoti qualche spunto su come esercitarti in questo periodo di nuova libertà.

Una delle cose che accomuna la maggior parte delle persone che si rivolgono a un mental coach è la voglia di andare oltre i risultati già raggiunti, il desiderio di fare un salto di qualità, di passare all’azione nonostante limiti, età, paure, difficoltà.

Perché è questo ciò che aggiunge valore alla nostra vita, non credi? 

“E’ proprio quando progrediamo che ci sentiamo vivi”, diceva il saggio, e sai perché?

Perché questo significa mettersi in gioco: guardare in faccia i nostri limiti, le nostre paure e decidere di non farci condizionare nelle nostre scelte e tantomeno dal nostro passato.

Sono quei momenti che, nell’arco di una vita si sentono forti dentro più di una volta, o anche una soltanto, perché magari è quella definitiva e ti farà fare il salto di qualità.

Proprio quella che potresti fare tra poco.

Quelli della crescita, del progresso, sono quei momenti in cui mettiamo l’azione al primo posto, e diamo il massimo per creare le condizioni affinché i cambiamenti che vogliamo accadano, come se fosse l’unica soluzione possibile.

Sono quelli in cui intimamente ricerchi la vera libertà.

Ok, dirai, tutto vero, tutto bello ma che significa in soldoni? Come si fa, in che modo posso riuscirci?

Hai dei consigli da darmi?

Ci sto! Ecco qua un semplice esercizio, che puoi fare già adesso, proprio in questo periodo dell’anno, che può aiutarti a capire meglio da dove partire.

Rifletti il tempo necessario e poi scegli quale di queste opzioni è più vicina a te, così avrai maggiori informazioni per capire cosa ti ostacola nel realizzare ciò che vuoi:

1.   Sei il tipo che vuole tutto e subito?

2.   Sei uno di quelli che non riesce a pianificare?

3.   Ti fissi solo su una cosa da non riuscire a fare altro?

4.   Vuoi fare troppe cose contemporaneamente?

5.   Riesci a visualizzare il tuo obiettivo ma poi non passi all’azione?

6.   Vuoi fare sempre tutto da solo?

7.   Hai visualizzato in passato dei fallimenti che ti impediscono di agire?

Tutti noi abbiamo dei modi per limitarci o le nostre strategie per auto-sabotarci e fallire, (vedi libro Sblockdown cap.II ) e quelli che ti ho fatto qui sono solo alcuni esempi: il segreto è riconoscerli, per cambiare rotta e andare avanti.

Adesso che hai individuato ciò che più ti frena e ti fa sbagliare direzione, puoi cominciare a dirigerti invece nel versante giusto, quello delle soluzioni.

Anche in questo caso però sapere cosa si deve fare non è sufficiente, è necessario invece avere degli strumenti e delle strategie vincenti per farlo in modo utile per te.

E allora eccomi qua, di nuovo con un semplice esercizio che ti potrà aiutare.

Si tratta di uno strumento semplice e allo stesso tempo incredibilmente potente da applicare ogni volta che non raggiungi un obiettivo e vuoi capire come rimediare.

Come ho detto prima, invece di focalizzare i tuoi pensieri sul risultato mancato, poniti delle domande guida.

Facendo questo sposterai la tua attenzione su come stai quando raggiungi risultati che ti soddisfano, e potrai quindi replicare con piena consapevolezza quelle stesse azioni e comportamenti tutte le volte in cui non ce la farai, ti sentirai sfiduciato e poco incentivato a continuare.

Siccome non so ancora quale sia l’ambito che più ti preme, ti invito a pensare intensamente a quando fai qualcosa che ti riesce particolarmente bene sul lavoro, nella cura della tua salute, della forma fisica o nel rapporto con i tuoi figli o con chi ami…e in queste brevi domande guida qui sotto, ti chiedo:

1.   Come respiri? lentamente, in modo tranquillo, velocemente?

2.   Com’è la tua postura? Hai la schiena dritta, petto in fuori, sei sciolto? 

3.    Che sensazioni provi? Adrenalina, orgoglio, entusiasmo, gratitudine, gioia?

4.    Come si muove il tuo corpo? Fai gesti energici o semplici, cammini con passo sicuro?

5.    Cosa pensi e cosa dici a te stesso? Che sei forte, sei in gamba, bravo, che sei riuscito in una cosa difficile, che niente può impedirti di riuscire?

Ti do la mia parola: spostando la tua attenzione su ciò che ha funzionato nei momenti vincenti della tua vita, porterai il tuo cervello a replicare quegli stessi schemi e a riuscire laddove non ce l’hai fatta finora, o almeno non nel modo in cui avresti voluto.

Questa è solo una delle tecniche per spingere sull’acceleratore dei tuoi obiettivi superando ciò che ti blocca o ti fa paura. 

Quando vorrai testare con mano su di te anche il resto, sarò felice di fartelo provare.

Buona libertà.

Luca Paoli

Le distorsioni, maledette distorsioni…

Le distorsioni maledette

A te che sei probabilmente un podista o semplicemente ti piace correre, ti verranno in mente subito i dolori e le fasciature che avrai fatto a qualche caviglia malandata o l’immagine del ginocchio che si torce in modo innaturale.

Invece stavolta ti voglio portare in un mondo diverso, in un mondo dove si parla di un altro tipo di distorsioni, quelle che avvengono ogni giorno nella nostra mente.

Noam Chomsky, linguista di prestigio di livello internazionale, distingue due livelli di linguaggio verso gli altri e verso noi stessi.

Ad un primo livello esiste una struttura superficiale: tutto quello che diciamo espressamente a noi stessi o agli altri.

E poi a un secondo livello esiste una struttura profonda, cioè tutto l’insieme delle informazioni inconsce che rimangono inespresse.

Per riuscire a semplificare questo passaggio di informazioni, dal primo al secondo livello, il nostro cervello pratica dei tagli necessari. Può fare delle cancellazioni, eliminando qualcosa in modo da ridurre l’esperienza, facendole assumere le dimensioni che siamo convinti di essere in grado di gestire. Puoi fare delle generalizzazioni come quando, per dire, una persona viene tradita da qualcuno e dice poi “Non ci si può fidare di nessuno”, oppure se vieni tamponato che “la gente non sa più guidare”. Oppure puoi fare delle distorsioni, cambiando il modo in cui dai un giudizio sommario dei dati sensoriali che ricevi. Ad esempio quando presupponiamo che un silenzio significa che abbiamo offeso la persona, o che un tono di voce alto voglia dire che la persona è arrabbiata con noi, o che se non c’è la spunta blu sul messaggio di WhatsApp sta per accadere chissà quale sciagura: “non gli interesso, mi schifa, sono invisibile, ha un’altra” e così per ore fino allo sfinimento.

Oppure possiamo, e questa forse è anche peggiore, scegliere di distorcere la nostra esperienza in un modo che sembri funzionare per noi. Possiamo scegliere, cioè, di convincerci che se una persona ci tratta duramente è solo perché tiene molto a noi. Addirittura persone, di solito i bambini e le donne, si convincono che meritano di essere maltrattate perché è giusto così e che questo è per il loro bene.

Tornando ad esperienze più leggere, se qualcuno trova tutte le volte una scusa per non vederti o per non fare un lavoro con te magari ti convinci che è perché è davvero tanto impegnato. Attenzione, nessuno di questi dati è un fatto: si tratta di invenzioni delle nostre menti  creative. Alcune funzionano bene, altre molto meno. Sarebbe sufficiente chiedere ma spesso non lo facciamo, nessuno ci ha insegnato a farlo, nessuno ci ha spiegato quanto sia importante farlo. In tutti questi anni di coaching ho conosciuto centinaia di individui e ribadisco che è davvero curioso scoprire come la maggior parte si rifiuti di guardare in faccia alla realtà, quando questa non coincide con i suoi desideri. Ed è un vero peccato, perché è proprio ciò che dovremmo abbracciare, specialmente le cose brutte. D’altronde per le cose belle non c’è di certo bisogno di un’attitudine particolare per goderne, non trovate?

Le cose belle si lasciano amare da sé. Invece spesso, come dicevo, le persone tendono a “raccontarsela”. A volte quasi si divertono, creano dei mondi paralleli in cui quella data azione ha un perché vero solo per lui e questo è molto pericoloso perché ci si allontana dalla realtà, finché un giorno la realtà non bussa alla porta con tutto lo zaino pieno dei tuoi rimandi. Non siamo nel granducato del Bianconiglio! Noi siamo a Scandicci, a Firenze, a Prato, in Toscana, lavoriamo e studiamo, corriamo e pensiamo. Non troveremo mai uno Stregatto a indicarci la strada!

Comunque senza indugiare oltre in fiabe e racconti, immagino che sarà successo anche a te di chiederti come hai fatto a non accorgertene prima che non era la persona giusta, com’è possibile che quel cliente non te lo abbia detto chiaramente oppure perché è successo proprio a te e cosa hai fatto per meritartelo. Ebbene, in tutti questi casi sono loro, le distorsioni che hanno creato questo tuo universo parallelo dove la tristezza si è vestita di gioia o la solitudine ha preso le sembianze dell’indipendenza. Quando ti accorgi di quanto sono pericolose le distorsioni mentali vorresti mille volte di più di averne alle caviglie piuttosto che crearle nella tua mente. Comunque, tranquilli, si può fare un clic e invertire il flusso prima del disastro.

E’ sufficiente darsi il tempo di assaporare anche ciò che non ci piace, non cercare di trasformarlo subito in una buona sensazione per forza ma accettarne il sapore, qualunque sia, ed essere consapevoli che sta succedendo. Un po’ come quando si dice che quando cadi devi rialzarti subito, scrollandoti la polvere di dosso e ripartire. Secondo me ci siamo quasi ma non è del tutto ok. “Quando cadi pensa a rialzarti subito” è un buon inizio, ma secondo me è meglio stare un attimo in terra, toccare il terreno, capire cosa è successo e poi rialzarti, con energia e sicurezza ma senza scrollarsi un bel niente.

Tutto quello che succede può servire per crescere e quindi è bene percepire la varietà dei sapori per imparare ad essere migliori la volta successiva.

Senza distorsioni e fuori dalla tana del bianconiglio.

Luca Paoli